Arriva anche in Italia la Web Tax

News | pubblicato il 7-12-2017
a cura di Alessandra Pujia

Dal 1 gennaio 2019 le imprese che operano nel mercato digitale saranno obbligate a versare la cosiddetta Web Tax, un’imposta fissa al 6%, calcolata sulla base dei corrispettivi delle prestazioni di servizi offerti tramite mezzi elettronici e dovuta indipendentemente dal luogo in cui la transazione viene conclusa.

Con approvazione dell’emendamento Mucchetti da parte della Commissione Bilancio al Senato, introdotto nella Manovra 2018, tutte le imprese residenti, non residenti e le stabili organizzazioni, saranno obbligate a versare, nelle modalità e nelle scadenze previste per la dichiarazione dei redditi, un’imposta pari al 6% dei ricavi da prestazioni di servizi forniti attraverso internet o rete elettronica al netto dell’Iva.

Si tratta quindi di attività on line la cui natura rende la prestazione essenzialmente automatizzata, corredata da intervento umano minimo e impossibile da garantire, in assenza della tecnologia dell’informazione.

Per le imprese residenti nel territorio dello Stato, al fine di evitare la doppia imposizione, sarà riconosciuto un credito d’imposta che potrà essere utilizzato per compensare le imposte sui redditi, Irpef o Ires, l’Irap e i contributi Inps e Inail dovuti dai datori di lavoro. Tale credito potrà essere utilizzato a partire dal giorno 16 del mese successivo alla presentazione della dichiarazione dei redditi.

Saranno esonerati dalla Web Tax le imprese agricole, i soggetti che hanno aderito al regime di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e al regime forfettario.

Le imprese non residenti e le stabili organizzazioni adempiranno al pagamento tramite intermediari finanziari: saranno le banche ad operare una ritenuta a titolo d’imposta con obbligo di rivalsa sul percettore dei corrispettivi.

L’entrata in vigore della web Tax sarà subordinata all’emanazione di alcuni decreti attuativi. Il primo è previsto entro il 30 aprile 2018. Il MEF dovrà individuare tutte le attività rientranti nel perimetro della nuova imposta. Entro 60 giorni poi, spetterà all’Agenzia delle Entrate evidenziare le modalità con cui segnalare le operazioni rilevanti, le modalità di dichiarazione e di assolvimento dell’imposta. In caso di mancato pagamento saranno applicate le sanzioni previste dal DPR 600/1973 in materia di accertamento delle imposte sui redditi.

L’emendamento che introduce la Web Tax ha riscritto anche i criteri per l’individuazione delle stabili organizzazioni. L’Agenzia delle Entrate avrà la possibilità di accertare che l’attività di un soggetto non residente senza stabile organizzazione in Italia, sia rilevante nel territorio dello Stato ai fini fiscali. Dovranno essere considerate, attraverso l’incrocio dei dati dello spesometro, il numero di operazioni effettuate, superiori a 1.500 ed il valore economico non superiore a 1.500.000 euro in un semestre. Nel caso si superino tali soglie, sarà necessario verificare l’effettiva natura dell’attività svolta dal soggetto.

Il Parlamento Italiano aveva già approvato nel 2014 una legge che obbligava al pagamento di una tassa per questo tipo di redditi, ma venne abrogata prima di entrare in vigore. Oggi il governo sta provando a reintrodurla proprio per individuare il luogo in cui queste società di grandi dimensioni che lavorano sul web, effettivamente producono reddito e stabilire così quale Stato abbia diritto a tassarle.

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